venerdì 27 agosto 2010

Diabolik - Colpo alla Mondadori


Diabolik - Colpo alla Mondadori ** (ITA 2010, col, pag 24). Soggetto: Alfredo Castelli, Licia Ferraresi. Disegni: Giuseppe Palumbo. Il supercriminale Diabolik tenta di bloccare le consegna delle matrici digitali delle sue avventure a fumetti, commissionate dalla Mondadori. Ma l’Ispettore Ginko ha subodorato il sabotaggio, e tende a Diabolik un’imboscata.
Numero speciale allegato ai periodici Mondadori, celebra la ripresa delle ristampe allegate ai propri periodici delle migliori avventure del criminale in calzamaglia nera, e, nella tradizione di analoghi prodotti per Walt Disney, produce un giochino ilare sul fumetto che parla di fumetti.
Disegnato da Giuseppe Palumbo con maestria, è corredato da redazionali e iconografia destinate ad un pubblico giovane - piuttosto che ai tradizionali affezionati, spesso troppo esigenti per qualsiasi ri-produzione.

giovedì 17 giugno 2010

Ultimate Comics: Spider-Man 1 Edizione Variant


Ultimate Comics: Spider-Man 1 Edizione Variant *½ (ITA [USA] 2010, col, pag. 48. Soggetto: Brian Michael Bendis. Disegni: David Lafuente. Il giovanotto Peter Parker lavora ad un McDonald newyorkese, scambia coccole con la bionda fidanzata Gwen – e nei ritagli di tempo è lo stupefacente supereroe Uomo Ragno. Mentre la polizia comincia ad apprezzarlo come vigilante, nuovi supercriminali intraprendono la carriera nella City.
Albo speciale – ha una copertina alternativa rispetto all’edizione standard – del numero uno della rediviva collana “Ultimate” dedicata a Spider-man. Qualche difficoltà nelle vendite costrinse la casa Marvel a ripensare le versioni per adolescenti dei propri personaggi storici - restano seri dubbi su quali altri giornaletti dell’editore siano destinati agli adulti. Il make-up applicato ai fumetti qui contenuti [da “Ultimate Comics: Spider-Man” n. 1 e n. 2 del 2009] è un melange tra la professionalità franco belga [impaginazione], lo stile involuto dei manga del Giappone [disegni], ed effetti speciali dalle storiche edizioni “Image”, editore ormai nell’oblio [colorazione]. Le vicende, come da titolo [“Il nuovo mondo secondo Peter Parker”] sono incentrate sulla quotidianità del protagonista quindicenne – condivisa, trattandosi di fumetti di fantascienza, con compagni di scuola dai geni mutanti ed improvvisi visitatori fiammeggianti al domicilio d’un ameno quartiere residenziale. L’approccio tra reality show e serial TV blandamente supereroistici [vedi “Heroes”] viene privato di qualsiasi ironia, ma è straordinariamente serio nella sofisticazione esecutiva, autorizzando qualche cedimento nei caratteri distintivi del genere fumetto – soprattutto la carica iconoclasta – quasi addestrando il lettore ad un’età adulta di teleschermi al plasma e DVD Blue-ray.

domenica 13 giugno 2010

Le Grandi Storie di Topolino – Il Mistero dell’uomo nuvola



Le Grandi Storie di Topolino – Il Mistero dell’uomo nuvola ***1/2 (ITA [USA] 2010, col, pag 160). Soggetto: Ted Osborne, Floyd Gottfredson. Disegni: Floyd Gottfredson, Ted Thwaites. Topolino acquista un aeroplano, e durante il viaggio di collaudo avvista una macchina volante. Sulle tracce del conducente, scopre un’isola sospesa nel cielo, nella quale il Dottor Enigma custodisce la formula delle sue tecnologie. Ma la scoperta fa gola anche al bieco Gambadilegno. Conclusa l’avventura dell’“uomo nuvola”, Topolino trova a casa il Capitano Rodimare, che racconta del gorilla Spettro, unico depositario della collocazione di un tesoro nell’Africa Nera. Topolino, che ha già familiarità con Spettro, accetta di partire. Accompagnato da Pippo e Minnie, ingaggia una spedizione nel territorio dei cannibali, che non sono l’unico problema dei Nostri: Pietro Gambadilegno, reduce dallo scacco della formula, segue Topolino come la sua ombra. E le avventure non sono ancora finite.
Prodotto dal “Corriere della Sera”, è il volume che inizia la ristampa integrale delle avventure statunitensi di Mickey Mouse - il nostro Topolino. Il materiale proviene dai quotidiani USA, che, per l’accordo tra Walt Disney ed il magnate della stampa Randolph Hearst, permisero ad un personaggio dei cartoni animati di divenire star dei fumetti. L’autore celebrato dalla collana è il lungimirante Floyd Gottfredson, disegnatore e soggettista sconosciuto ai più, che definì i caratteri del topo, sia graficamente - con le celebri “braghette” -, che inserendolo in un contesto Salgariano d’avventure esotiche e mozzafiato. Le storie, celebri presso i bimbi dell’epoca, hanno un fascino particolare per l’Italia, dove confortarono generazioni cresciute durante il ventennio. Già ordinate cronologicamente, dopo che Gottfredson abbandonò la striscia, queste avventure furono ripubblicate da Mondadori nel 1970 [“Il Topolino d’Oro”], quindi in vari volumi da libreria, per riapparire come edizione amatoriale negli anni ottanta. È da chiedersi che pubblico amerà nel 2010 un’eredità tramandata per nostalgia: la qualità di quest’edizione è eccellente, la modernità di Gottfredson – introdotto ai lettori del “Corriere” con la profetica storia del 1937 sulla bomba atomica (che titola il volume) – è indiscutibile, ce ne fosse bisogno. Lascia perplessi la foliazione – 160 pagine – che trascura l’alta concentrazione informazionale delle strisce quotidiane. Ed eccessiva, nella tradizione dell’editore, è la prolessi redazionale. Ad ogni conto la collana – offerta pure a domicilio, con sconto, nella tradizione delle dispense DeAgostini – si giova di investimenti che ne consento la conclusione, ma se la vanteria de “la prima edizione completa al mondo” dimentica di segnalare che quel Topolino rispondeva al faticoso percorso di elaborazione della crisi americana – Mickey nasce col crack della borsa di New York, e cresce durante l’encomiabile ottimismo Roosveltiano –, riproposto tra un mare magnum di supplementi a fumetti per quotidiani ha l’identica dignità di nicchia di una collezione di CD dell’orchestra di Duke Ellington.
L’albo inaugura proditoriamente con la sequenza completa delle avventure del 1937 – sette anni dopo la prima striscia – e presenta, in tre parti, un’avventura idealmente completa. Le tre storie – e due cicli di gag autoconclusive – sono introdotte da saggi storico-critici assai documentati.

lunedì 7 giugno 2010

Uomo Faber


Uomo Faber *** (ITA 2010, col, pag 120). Soggetto: Fabrizio Calzia. Disegni: Ivo Milazzo. Nella sua azienda agricola in Sardegna, il cantautore Fabrizio De Andrè cerca un’intesa musicale con Andrea, cantante del gruppo folk sardo dei Tazenda. Sollecitato nelle profonde emozioni personali, Fabrizio decide di fuggire nel luoghi in cui era cresciuto, nella piemontese Revignano. Qui ritrova la propria infanzia, e, dopo una lunga chiacchierata con l’amata tata, s’addormenta nella camera divisa da piccolo col fratello, dove in sogno rivive frammenti di una vita - tra le prostitute di Genova, sulle barricate sessantottine, nel controverso rapimento per mano di “poveri cristi”, come sosteneva, fino all’amore per il mediterraneo condiviso con Mauro Pagani, amico e collaboratore delle ultime attività artistiche. La conclusione del viaggio nella memoria – che rendiconta ai figli ed all’amata Dori – avviene sul palco della tournée riassuntiva di una carriera - ed infine, nel commosso incontro estremo con le proprie origini di sangue.
Il disegnatore Ivo Milazzo, raffinato autore di western d'autore [Ken Parker, Tex], collaborando con lo scrittore Fabrizio Calzia, realizza un prodotto prevedibile a tavolino – in epoca di biopic e istant comics. Ma, umilmente Calzia si scusa nella postfazione per il sovraffollamento nella sterminata bibliografia sollecitata dalla scomparsa del poeta-cantautore genovese - che, quasi per caso, concepiva piuttosto la propria discografia come sommesso impegno letterario: ogni long-playing frutto di lunghe ricerche, riflessioni e studio - dei Vangeli, delle tradizioni folkloristiche del meridione, delle intuizioni di Edgard Lee-Master. Ancora Calzia, altrettanto comosso, cita un’incontro con De Andrè, quasi fosse memorabile per il cantante, e la scrittura dellla graphic novel – inizialmente – è lavoro di un fan con buona articolazione di pensiero a valore aggiunto. Giunti in mare aperto del proprio sodalizio artistico – oltre la metà del romanzo a fumetti – Milazzo e Calzia complicano la propria intesa artistica con raffinate citazioni di Hugo Pratt - che in “Corto Maltese” [vedi “La laguna dei bei sogni”, 1971] aveva arrogato al fumetto il primato dell’evocazione onirica, irrisolta persino nei magistrali tentativi di James Joyce. Da quel punto, fino alla conclusione, il romanzo “Uomo Faber” procede per associazioni di aneddoti storici [i ricordi di guerra del cantante] in un calderone culturale [le letture del giovane Fabrizio] che sono resoconto del privato, meno conosciuto di quanto si creda, ricostruito attraverso interviste ad amici e parenti.
Entro un'accettabilissima sperimentazione narrativa, i due autori consegnano un'opera al limite dell'incomprensibile, che rinuncia al divulgativo - e persino alla condivisione emotiva. L’impressione – introduce il giornalista Mollica, ringrazia la compagna del cantante dei Tazenda, Parodi – è che il fumetto sia, esso stesso, una nuova ed inedita esperienza su "Faber", quasi terapia di gruppo, che commuove il lettore coinvolto da una fiducia nei mezzi poetici del media - strenua quanto visionaria.

venerdì 15 gennaio 2010

La Bambina Filosofica



Bambina Filosofica, La ** (ITA 2010, b/n, pag. 116) Soggetto: Vanna Vinci. Disegni: Vanna Vinci. Fattasi lungamente desiderare, una deliziosa bimba decide di nascere e dispensare al mondo le proprie inadeguatezze. La mamma - già arresasi a ogni dovere pedagogico - accompagna via via la figlia “filosofica” nelle varie figuracce sociali.
Lunga gestazione - anche - per un bel libro tutto italiano. Vanna Vinci, artista giovane – ma ormai quarantacinquenne – del comics d’autore, migra da uno stile carino e lezioso [su “Mondo Naif”] ad uno disegno più aggressivo, in linea col fumetto indipendente USA. Il soggetto, vagamente autobiografico, frequenta la grande lezione della Nidasio [“Valentina Mela Verde”] senza cogliere nel segno dell’analisi sociale e delle nevrosi generazionali del modello di riferimento. Assistita dall’editor Daniele Brolli e da altri redattori di una piccola casa editrice che l’ha allevata, l’autrice palesa il bisogno di un soggettista migliore di sé stessa, - oppure di praticare riferimenti culturali più originali. Tra l’encomio per l’editore, che scommette su un fumetto di nicchia, e l’ardua classificazione di una striscia in difetto della tradizionale destinazione su quotidiano, l’opera si riduce ad una catarsi dell’autrice, nel corso della propria battaglia per la comprensione del mondo in balia all’entropia – ma senza la pudicizia di un allenamento sentimentale privato.

venerdì 12 giugno 2009

Classici DC: House of Mystery n. 1


Classici DC: House of Mystery n. 1 *** (ITA [USA] 2009, b/n, pag. 108). Soggetto: Marv Wolfman, Robert Kanigher, Len Wein, Joe Orlando, Bernie Wrightson, E. Nelson Bridwell, Dennis O‘Neil, Paul Levitz. Disegni Bernie Wrightson. Collana antologica tratta da un classico titolo anni ’60 della DC Comics, “House of Mystery”, presenta brevi racconti nella tradizione della parabola morale à la EC Comics, ma l’evoluzione della vicenda sconfina spesso nell‘azzardo: rinunciando al puritanesimo del rapporto tra delitto e punizione, l’orrore delle storie è piuttosto origine della psiche di persone che fuggono - dal propri delitti, da una vita convenzionale, dall’incapacità di adattamento al mondo circostante. Il finale ad effetto è spesso assurdo come lo svolgimento, e - senza eccessivi approcci filosofici - apre la strada alla ricerca giovanile [gli hippies, il flower power] delle porte ad un mondo invisibile, che qui – come poi accadde - è spesso il frutto di percezioni alterate.
Elegantemente presentato al pubblico italiano con copertina cartonata, il volume scorpora dalla miniserie USA tutti i contributi per la rivista del “maestro” dell’orrore Bernie Wrightson, disegnatore che si affianca di volta in volta a scrittori nella tradizione - come E. Nelson Bridwell, storica penna DC di ampie, e meditate, vedute commerciali. La poco dimestichezza del pubblico odierno per un gironalino noto solo dagli iniziati, rischia confusione, come nei primi anni settanta, quando la Williams tradusse alcune di queste storie per una rivista antologica sentimentalmente proposta a 32 pagine, come negli USA - ma fallendo entrambi nell’inquadrare un flusso - meglio ancora, una frazione di flusso - delle somministrazioni periodiche di comics alla gioventù, caratterizzate da prezzo, copertine sagaci [qui riprodotte in b/n], e dalla pratica del lettore di selezionare sparuti fumetti tra oceani di pubblicità. L’operazione “autorale” resta interessante, e tuttavia vaga.
I materiali originali risalgono a 1969-1974, le ristampe USA – già esumate in miniserie durante gli anni ottanta – al 2006-2008, mentre questo primo titolo italiano, anno domini 2009, potrebbe preludere a successivi volumotti secondo il consueto buonismo della licenziataria ispano-italiana.

venerdì 15 maggio 2009

I Mitici Disney - Topolino

I Mitici Disney - Topolino *** (ITA 2009, col, pag. 192) Soggetto: Romano Scarpa, Francesco Artibani, Tito Faraci, Casty [Andrea Castellan]. Disegni: Romano Scarpa, Corrado Mastantuono, Massimo De Vita, Marco Gervasio. Libro antologico del Topolino di Walt Disney, contiene quattro racconti completi. Nel primo “Topolino e l’unghia di Kalì”, un eccentrico milionario viene derubato d’un piccolo pezzo di una statua indiana, mentre in città si susseguono strane scorribande notturne ad opera di esseri apparentemente sovrannaturali. In “Topolino e il fiume del tempo”, il malandrino Gambadilegno conquista le grazie di Topolino, per farne il proprio socio nell’operazione di recupero del battello in cui vissero la loro prima avventura. “Topolino e le regolissime di Guazzabù” è un racconto giallo con colpo di scena: gli abitanti di Topolinia sembrano conquistati dalla febbre per un gioco di ruolo di grande moda d’ambientazione fantasy, ma sanno distinguere il sogno dalla realtà? Conclude il volume “Topolino e il lungo ritorno”, in cui un casuale scambio di valigette coinvolge il nostro eroe in un intrigo di spie industriali.
Buon volume che mostra come nel 2009 sia ancora possibile godere di Topolino personaggio di primo piano. Il volume lo ripropone immerso nell’avventura a tutto tondo, privilegiando le ambientazioni urbane. È il classico investigatore con le braghette corte, Topolino giornalista degli anni ‘30 aggiornato ai nostri tempi. Un classico di Romano Scarpa del 1958 apre il volume con la stessa prepotenza d’una sinfonia di Beethoven ad un festival di musica classica. Buono, anzi ottimo, il maestro Massimo De Vita alle prese con Guazzabù, che sfoggia un segno modernissimo, pur artista di tradizione ed esperienza. Un po’ psichedelici gli altri disegnatori, ma ai seguaci di Giorgio Cavazzano [che rivoluzionò il segno disneyano ispirandosi a “Mad” anni ‘60] si perdona tutto. Tutti comunque al servizio dell’eroe, ulteriore conferma che il Topo vive oltre il tempo soprattutto in virtù delle buone sceneggiature: è un vecchio zio di cui non si notano le rughe, mentre incantati al pranzo di famiglia ascoltiamo i racconti della sua lunga vita.
Allegato al “Corriere della Sera” del febbraio 2009, con moneta da collezione, inaugura la serie “I mitici Disney” dedicata ai personaggi dell’affabulatore di Burbank. Prezzo promozionale di 1 euro per 200 pagine.

martedì 15 aprile 2008

Fantastic Four – The Lost Adventure

Fantastic Four – The Lost Adventure **½ (USA 2008, col e b/n, pag. 64) Soggetto: Stan Lee [Stanley Lieber]. Disegni: Jack Kirby [Jacob Kurtzberg], Ron Frenz [Ronald Wade Frenz], Joe Sinnot. In una banca di NYC un uomo assai disinvolto cerca di compiere una rapina con orpelli tecnologici. Ad impedire il crimine la Cosa e la Torcia Umana, ma il primo round va al sedicente Janus il Mega-man. Mobilitati i restanti membri del supergruppo dei Fantastici Quattro, il brillante Mr. Fantastic cerca di svelare la minaccia, memore d’una vecchia conoscenza dalla somiglianza impressionante, ma la resa dei conti ci presenta due Mega-man distinti, legati da un’ambigua relazione famigliare.

Il mogol Stan Lee riscrive una storia del 1969 ideata e disegnata da Jack Kirby. Nella versione 2008 il creatore dell’universo Marvel, in ottima forma, esibisce cultura tecnologica, e le battaglie avvengono tramite le linee Internet. Integrata dal disegnatore meno talentuoso Ron Frenz, la magia di Kirby è intatta, ed il gusto pop si inserisce perfettamente nelle tendenze fumettistiche dei giorni nostri. L’albo, fuori serie, fu pubblicizzato come una “canzone ritrovata dei Beatles”, ma all’epoca Lee rifiutò la storia di Kirby dal finale tragico, e quest’ultimo, ormai alle strette, abbandonò la Marvel dopo un ulteriore albo della stessa collana

Il libro contiene tre fumetti completi: la storia ricostruita “La minaccia dei Mega-men”; le matite originali di Kirby per Fantastic Four 102 [mai uscito e qui titolato “Fantastic Four #108: Kirby’s Way”]; ed infine la ristampa dello stesso numero 108 [“Il mostruoso mistero del Nega-man”] che già utilizzava parte di quei disegni di Kirby. Con un articolo critico di John Morrow, ed i commenti di Stan Lee direttamente sulle antiche tavole in b/n, il volume è – ancorché di nicchia – eccellente. Joe Sinnot, inchiostratore dell’epoca, richiamato dal semi-ritiro, è eletto a portavoce della Marvel per questo “evento”, e completa il fumetto con immutata maestria.

lunedì 15 ottobre 2007

The Complete Dick Tracy vol. 1


La casa statunitense Idea & Design Works (IGW) ha da poco dato alle stampe il primo numero della serie cronologica e completa, nonché sufficentemente filologica, del celebre personaggio di Chester Gould. Seguendo il filone inaugurato dalla Fantagraphics con gli esistenziali Peanuts, e col surrealismo di Krazy Kat (è in corso di pubblicazione anche il primissimo Popeye), questa riproposta di Dick Tracy ha ricevuto negli USA reazioni variegate.
Alcuni, come istantaneo approccio, trovano inutile che il pluripremiato cover designer Ashley Wood si rifaccia con tanta disinvoltura alla grafica della serie Peanuts, opera del geniale Seth.
Per i più pignoli, la stessa scelta dell'immagine di copertina - un Dick Tracy solare e rassicurante, che nei fumetti è tosto e quasi caratterista - si spiegherebbe col fatto che la IGW è condotta più dagli affaristi ai piani alti, che non dai redattori amanti di Gould e del fumetto in generale - ultimi ad avere voce in capitolo nella cura dell'opera.
Inoltre le prime striscie sono ancora lontane dai vertici artistici del cartoonist dell'Oklahoma, quindi si chiede pazienza al lettore, che tuttavia in libreria crede d'acquistare già un volume lussuoso e "definitivo".
Per tutta una schiera di nostalgici, la serie è stata accolta invece con grande entusiasmo: Chester Gould ai suoi esordi metteva tantissima carne al fuoco, e tutto il volume è straordinariamente avvincente.
In più, nonostante il monito di Frank Miller ("quando la smetteremo di considerare un oscuro fumetto del 1934 come un classico della cultura del '900?"), i completisti sono rassicurati sia dalla cura nella stampa, sia dal progetto editoriale, che promette di riproporre tutto ciò che Chester Gould toccò con matita. Costoro stanno già chiedendo in coro Bringing Up Father (in Italia Arcibaldo e Petronilla) ed altra archeologia.
Personalente - convinto di dare voce a molti amici italiani che m'espressero il loro amore per il Dick Tracy d'annata -, credo che un volumone storico come quello della Milano Libri (“Dick Tracy”) sia più che sufficiente per il potere/volere d'acquisto dei nostri fans. Ma accetto volentieri smentita.


lunedì 11 giugno 2007

Joe Sinnott & Fantastic Four # 102


Il veterano Joe Sinnott, storico inchiostratore di tutte le più belle avventure dei Fantastici Quattro, ha fatto da PR per la Marvel, commentando il progetto di riesumare le tavole a matita di Jack "The King" Kirby per Fantastic Four 102, il numero durante il quale i disaccordi tra Stan e Jack portarono all'improvviso abbandono della Casa delle Idee da parte del disegnatore - con immediata entrata trionfale alla DC. Le tavole perdute, 10 in tutto, secondo Sinnott sono una serie di schizzi più che un fumetto vero e proprio, ma Ron Frenz, disegnatore fedele agli stilemi "silver age", le completerà - realizzando ex-novo anche le pagine mancanti. Joe Sinnot, che oggi ha 81 anni, inchiostrerà come nulla fosse accaduto - ritrovandosi umilmente emozionato davanti a "tutti gli errori" che Kirby costringeva a correggere -, assicurando che anche questa volta sarà un lavoro egregio. Il fumetto vedrà la luce entro il 2007 in formato one-shot, già molto pubblicizzato come "The Lost FF Jack Kirby Issue".

giovedì 15 febbraio 2007

Alan Ford 500


Alan Ford 500 ** (ITA 2007, b/n, pag. 256) Soggetto: Max Bunker [Luciano Secchi]. Disegni: Dario Perucca. Alan Ford, l’ex scalcinato agente segreto del gruppo T.N.T. - ormai titolare, in coppia con la fascinosa streghetta francese Minuette, di un’elegante agenzia investigativa -, ha deciso di convolare a giuste nozze con la pericolosa partner della vita e nel lavoro. Dopo molte vicissitudini dai toni gialli, assai ilari, i due colombi celebrano il matrimonio, per poi partire - non totalmente consenzienti -, per una luna di miele alla volta di Marte.

Max Bunker ha deciso di scrivere il numero 500 della celebre serie “Alan Ford” [è in edicola contemporaneamente il numero 461 delle serie regolare], con anni d’anticipo. Nella tradizione dell’editoria a fumetti, gli albi con due zeri sono sempre un evento, ed infatti questo traguardo esce come numero autonomo: formato standard, ma “one-shot” dalla doppia foliazione, con grancassa auto celebrativa.

Resta un mistero il motivo per cui l’attuale duo artistico del biondo Alan [Bunker & Perucca] si dedichi en passant ad una storia di futuro imperfetto che, esclusi totalmente i forti sentimenti a cui ci hanno abituato i fumetti USA in iniziative analoghe [Dark Knight, Punisher: The End], si produce invece in abbondante ottimismo. Forse è buon auspicio per la durata della serie, che recentemente ha ricevuto un’impennata di vendite, e gode dei consensi dei lettori.
I misteri si trovano anche nella “continuity” del fumetto [il Numero Uno è vivo o morto? dove abita il Conte? e gli altri componenti T.N.T.?]. Così, per aggiungere simpatica confusione, Max Bunker lancia una passerella di comprimari, alcuni splendidamente disegnati da Perucca [quando ricorda il Magnus “numero 200” e de La Compagnia della Forca], altri originalmente fascinosi, altri ancora inutili e pasticciati - tutti comunque partecipi della felicità della coppia, oppure [come loro conviene] accaniti oppositori con regolari tiri birichini.
Ma il lettore – vecchio o nuovo che sia – non sente alcun bisogno di questo vago risultato artistico, standardizzato al punto che finirà con occupare il suo posto nella serie mensile, tra quattro anni. Forse il grande Max poteva realizzare questa storia “per uso interno”, come linea guida dei numeri a venire. Nel mentre ignoriamo che è un numero 500, godiamo la fresca inventiva del creatore del Gruppo T.N.T., e dimentichiamo che da troppo tempo - anche negli speciali -, manca una matita altrettanto degna.
Il numero doppio è integrato da una “repackaging” delle vecchie apparizioni di Minuette Macon, e dall’elenco dei titoli della serie, dove curiosamente scopriamo che la casa editrice pubblica gli albetti con un ritardo di dieci mesi dalla realizzazione [o lo fa credere].


martedì 15 novembre 2005


Commissario Spada – Milano criminale, Il ***½ (ITA 2005, b/n, pag. 288) Soggetto: Gianluigi Gonano. Disegni: Gianni De Luca. Antologia d’avventure del Commissario Spada, originariamente pubblicate a puntate su “Il Giornalino”, tra il 1972 e il 1979. Ottima selezione: il lungo racconto “Geronimo” mostra ancora le profonde influenze degli anni ‘60; più matura e meritevolmente sintetica “I Figli del Serpente”; mentre conclude il volume la fondamentale “Trilogia del terrorismo”, che raccoglie tutte le inquietudini di un paese lacerato.
Documentatissimo, ed abile nel concertare colpi di scena, in tutti i tre racconti, il giovane Gonano. Ma è il gigante De Luca – spaziando con disinvoltura tra le raffinatezze di Bernie Krigstein e molta E. C. Comics, la pop art di Tiffany Jones, il colto Nicolas Devil, il migliore Enric Siò – che aggiorna e costituisce un suo stile personalissimo e mai eguagliato – che lo porterà a risultati di sperimentalismi e pathos, di lì a poco, nel confronto con Shakespeare.
Questa ristampa per Repubblica è assai buona, e riconosce i giusti meriti al Commissario Spada, un personaggio “d’autore” nato all’interno del fumetto popolare, e che, nonostante alcune incertezze nelle trame che solleticano la noia, ha permesso a Gianni De Luca di esprimere – è lui la vera star del volume – tutte le potenzialità che lo collocheranno nel ristretto Olimpo del fumetto. Comunque un volume impedibile, per tutti i palati.
Quasi in contemporanea, un diverso editore ha dato alle stampe l’opera completa del Commissario Spada, in quattro libri.

sabato 15 ottobre 2005

Absolute Watchmen


Absolute Watchmen ***½ (USA 2005, col, pag. 464) Soggetto: Alan Moore. Disegni: Dave Gibbons. Anni ottanta. In una realtà parallela in cui Nixon è ancora presidente degli Stati Uniti [i giornalisti che denunciano lo scandalo Watergate, Woodward e Bernstein, vengono trovati morti "in un garage"], il mondo è popolato da giustizieri incappucciati. Epocalmente si dividono nel gruppo dei "Minutemen", costituiti durante il secondo conflitto mondiale, ed i "Crimebusters", fine anni sessanta. Alcuni dei vecchi supereroi, allora giovanissimi, collaborano col nuovo gruppo. Altri, tra i nuovi Crimbusters, sono eredi in spirito, ed addirittura di sangue, degli eroi anni quaranta. Ma la nuova squadra possiede tecnologie ed abilità più avanzate dei predecessori, ed in particolare Dr. Manhattan [dal nome del progetto della prima bomba atomica] ha poteri quasi illimitati. La vicenda inizia quando Comedian, cinico e violento personaggio della vecchia e della nuova squadra, è gettato dalla finestra di un grattacielo. Anche Dr. Manhattan e l'ambiguo Rorsach sembrano vittime di una cospirazione contro i giustizieri in costume [tutti già fuorilegge per mezzo d’un atto governativo di qualche anno prima]. Queste azioni ostili contro i superuomini sortiscono però l'effetto opposto: il timido Nite Owl e la complessata Silk Spectre tornano in azione, per riunire i vecchi colleghi, e scongiurare il pericolo di un imminente conflitto nucleare.
Fumetto che ha riscosso un successo probabilmente ancora insuperato. La qualità del soggetto e dei disegni è infatti indiscutibile, e scuote anche il lettore distratto. In realtà l'operazione che lo sceneggiatore inglese applica al genere supereroistico, pregna di polemiche, non si discosta molto dalla prassi gradita agli appassionati del genere. Alcune lunghe sequenze, in flash-back, sono dedicate alle origini dei superuomini, nella migliore tradizione di Hulk ed il Punitore. Mentre per quasi tutte le 400 pagine necessarie a svolgere la vicenda, anziché prendersi a pugni, ragnatele e palle di fuoco, come i vecchi personaggi dell'era di Stan Lee, i protagonisti di Watchmen litigano tra loro, mettendo in campo crudeltà verbali secondo registri affini alla cinematografia tutta dialogata di Altman o Nichols. Purtroppo, quando passano ai fatti, i Watchmen sono omicidi, stupratori, monomaniaci e manipolatori – secondo una spontaneità nell’agire che li compenetra. Uscita nel 1986 in dodici albi - ogni numero con alcuni elementi autoconclusivi ed altri ricorrenti -, la miniserie ha ricevuto il bene placet della DC Comics [quella di Superman e Flash], che aveva già acquistato da Moore il progetto dolente e pessimista di "V for Vendetta". La pubblicazione avviene a pochi mesi dalla cosiddetta rinascita americana [tra gli esponenti, l'omologo Frank Miller - tra i due c’è all'epoca un rapporto di cordiale indifferenza -, Kevin Maguire, Bill Sienkiewicz, ed altri]. Con la legittimazione da parte della più prestigiosa casa di fumetti di supereroi, resta da stabilire quanto Moore provasse simpatia per i propri personaggi, durante il suo sforzo di distruggere con la penna un tale mito economico e culturale. Invero nella graphic novel il soggettista inglese propugna un messaggio unico, il pacifismo anni settanta. La sua equazione è che giustiziere solitario equivale a prevaricazione ed abuso. Ma l'oceanica risposta di sincero affetto da parte dei fan, che parteggiano per gli eroi giusti - ammesso che vi siano -, e le pressanti richieste di un sequel - alle quali Moore ha sempre risposto negativamente -, allarmano su quanto, nell'industria dei comics, sia facile entrare nell'ingranaggio, ed i pupazzetti dei protagonisti, sarcasticamente pubblicizzati nel racconto, vengono prodotti dalla DC quasi immediatamente.
La graphic novel è raccolta in volume, esportata immediatamente in Inghilterra, poi in quasi tutto il mondo, diventando oggetto di culto, tra passaparola e critica conforme. In Italia è uscita - fatta a pezzetti - in una rivista contenitore, e finalmente nella sua interezza in tre diversi volumi, fino all'edizione economica del 2005 che ne ha rinnovato la popolarità, ma dalla quale scompare l'incipit di Giovenale "Quis custodiet ipsos custodes?" [chi controlla i controllori?], che è il fulcro per l'approccio all'opera.

Arte di Will Eisner, L’


Arte di Will Eisner, L’ ***½ (ITA [USA] 2005, b/n, pag. 272) Soggetto: Will Eisner. Disegni: Will Eisner. Bell’antologia per “I Classici del Fumetto di Repubblica”, presenta una selezione dell’opera di Will Eisner, autore statunitense che negli anni quaranta ideò il celebre “The Spirit”, e negli ultimi tempi si è dedicato al romanzo grafico di ispirazione letteraria. Quest’ultimo periodo è qui presentato con la ristampa dell’intero volume “Contratto con Dio” [1978], che alla sua prima uscita affermò la nozione stessa di romanzo a fumetti. Altri brevi racconti [“Tramonto a Sunshine City”, “Detective Story”, “Un contratto da onorare”, “Vincere”, e “L’appello”] sono più rappresentativi della poliedricità di Eisner, che nel tratto onora la lunga esperienza nel poliziesco dei primi anni di attività, ma sorprende come puro narratore delle bizzarrie umane – che osserva anche dal punto di vista autobiografico. La forza del disegno – un sapiente pathos commisto a teatralità e gusto scenografico [il palco è il primo amore di Eisner] – è il carattere con cui il disegnatore si fa amare dal pubblico, e quest’edizione aggiunge il pregio di appaiare un intero graphic novel – e tutte le sue sfumature artistiche – con alcune brevi storie, poco ristampate, altrettanto rivelatrici. La confezione – una acquarello in copertina, molti altri disegni a colori fuori testo – è completata da una buona introduzione informativa. Appaiato ad un’antologia di The Spirit, è prefetto punto di partenza per penetrare Eisner e la sua complessa visione estetica dell’Uomo.

martedì 7 giugno 2005

Batman Begins: The Official Movie Adaptation


Batman Begins: The Official Movie Adaptation *½ (USA 2005, col, pag. 64) Soggetto: Scott Beatty. Disegni: Kilian Plunkett, Serge LaPointe. L’infanzia di Batman/Bruce Wayne, raccontata attraverso flash-back, mentre l’ormai giovane uomo si addestra con Ra’s Al Ghul, per perseguire il proposito di dare la caccia per tutta la vita ai criminali – come quello che uccise i suoi genitori.
Un altro istant-comic, adattamento del film omonimo, che mescola la via dello Jedi da “Star Wars”, e gli addestramenti nelle arti marziali della Elektra Marvel [quest’ultima, curiosamente, nelle sale cinematografiche a pochi mesi di distanza]. Ma la trama sconclusionata non merita un lungometraggio, men che meno un’intera graphic novel, in cui la presunta affinità col Miller di “Batman: Year One” si risolve in poche sequenze, dove si cita Jung a casaccio – letteralmente –, e nella quale le modalità nell’affrancamento dalle paure del giovane Bruce fanno rimpiangere poche righe di Jim Starlin da “The Cult”, che evocavano in modi più raffinati i conflitti e le scelte del protagonista. La realizzazione grafica è senza lode, e persino gli effetti al computer – da dimenticare – sono sacrificati all’urgenza di uscire in edicola in tutto il mondo come ricordino del film.

martedì 31 maggio 2005

Topolino Story 1949


Topolino Story 1949 ** 1/2 (ITA 2005, col e b/n, pag. 192) Soggetto: Guido Martina, Carl Barks, Chase Graig, Bill Walsh. Disegni: Angelo Bioletto, Carl Barks, Harvey Eisemberg, Paul Murry, Floyd Gottfredson. Primo album di una serie antologica che si propone di raccogliere in ogni volume le migliori storie pubblicate, nel dato anno, su Topolino libretto, forse il più celebre [e venduto] giornaletto italiano – l’uscita del primo numero è appunto dell’aprile del 1949, e la serie, a tutt’oggi, gode di ottima salute.
L’operazione ricalca chiaramente il successo de “I Classici del Fumetto di Repubblica”, dai quali mutua lo stesso prezzo di copertina, le modalità di distribuzione [come allegato ad un quotidiano, questa volta l’altrettanto prestigioso “Corriere della Sera”], e la periodicità settimanale.
Un po’ più piccolo il formato, rispetto alla nuova Serie Oro di Repubblica: le dimensioni sono quelle di un Tex leggermente più largo - il che comunque garantisce un’area stampabile di tutto rispetto, se paragonata al “tascabile” Mondadori.
L’idea è luminosa: “Topolino” ha pubblicato in oltre 50 anni una nutrita selezione dei migliori disegnatori e soggettisti di fumetti in assoluto – tra autori statunitensi, molti italiani, e qualche puntata in Sud America, Olanda e paesi scandinavi -, ed infatti in questo primissimo numero troviamo due storie di Carl Barks, un Floyd Gottfredson alle prese con Eta Beta, la celeberrima lunga avventura “L’Inferno di Topolino”, ed altro – tra cui una deliziosa favola a fumetti, “Il piccolo rimorchiatore”, con le matite morbide ed evocative di Harvey Eisemberg.
Per reggere la competizione con la potente Panini Comics – che cura I Classici di Repubblica – il “Corriere” si affida alla direzione di Gianni Bono, ed aggiunge quasi 50 pagine di contributi redazionali, ove spiccano le prestigiose firme di Luca Boschi e Gianni Brunoro. La convivenza tra fumetti ed articoli punta tutto sull’operazione nostalgia, praticata attraverso le fedeli riproduzioni fotografiche - metà in bianco e nero, metà a colori -, delle pagine di Topolino dei primi anni [questo per i fumetti veri e propri]; mentre gli apparati critici sono un dilagante “come eravamo”, fitto di riproduzioni di locandine cinematografiche, di pubblicità d’epoca, di giochini d’enigmistica, di figurine, foto, tutte riconducibili all’anno di grazia 1949.
Peccato che si sia rinunciato alla ricerca di pellicole od originali delle storie a fumetti, soprattutto per Barks [qui non ancora “rimontato”, ma successe dopo poco]. Le pagine del “Topolino”, ripulite digitalmente e ricampionate, denunciano seghettature inaccettabili per il 2005 [problema che non traspare nelle poche vignette, spesso in lingua originale, proposte negli articoli – questa volta complete dei bei mezzi toni tra aree bianche ed aree nere].
Mentre imbarazzano le decine di pagine di articoli, che sembrano venire da qualche strenna natalizia della Cassa di Risparmio locale. Secondo questo pernicioso accostamento, anche la grafica – disseminata di riquadri, didascalie per ogni piccola cosa, riproduzioni illeggibili o semplicemente inutili di articolini mondadoriani – è caotica [alcune buone ed isolate idee si sono però già viste nei volumi per gli abbonati a Topolino usciti negli anni ‘70].
Molto d’effetto resta la copertina: un gusto, che verrà mantenuto nei numeri successivi, tra Andy Warhol ed il Seth della recente “Peanuts Collection”.