giovedì 15 luglio 1999

Adastra in Africa

Adastra in Africa *** (USA 1999, b/n, pag. 56) Soggetto: Barry Windsor-Smith [Barry Smith]. Disegni: Barry Windsor-Smith [Barry Smith]. Nel cuore dell’Africa Nera la dea Adastra porta acqua e vegetazione in un villaggio afflitto dalla carestia. A questo popolo tragico è chiesto però un ultimo sacrificio.
Favola dolceamara nel più autentico stile di Barry Windsor-Smith, da un lato ancora memore della collaborazione artistica con Chris Claremont, dall’altro entusiasticamente fiducioso nel nuovo corso della sua avventura editoriale “Storyteller”. Opera breve ed intensa, va amata come poesia, accettata nella sua vaga ed evocativa ispirazione Joyciana, e compresa per la sua particolarità sperimentale: Adastra “pensa” [tutta la prima parte utilizza solo didascalie in prima persona] come nei versi del Grande Bardo, ma “parla” lo slang dei quartieri popolari di New York. Altrettanto i disegni, in bianco e nero [prima prova senza il colore per Windsor-Smith, se escludiamo qualche antico fumetto su “Epic Illustrated”], sono un dialogo privato tra l’artista ed il suo immaginario, persi in mille dettagli al limite della leggibilità, a discapito delle profondità di campo, e solo lontanamente al servizio della sceneggiatura. Una prova di coraggio, se possibile da amare senza chiedere altro.
L’edizione italiana, arrivata solo nel 2005, manca l’obiettivo di trovare un registro linguistico per le didascalie di gusto elisabettiano – ed è un peccato.

venerdì 4 giugno 1999

Figate


Figate *** (ITA 1999, col e b/n, pag. 100) Soggetto: Filippo Scòzzari. Disegni: Filippo Scòzzari. Non si tratta di una raccolta a fumetti propriamente detti, ma d’una ragionata selezione di illustrazioni che Scòzzari nei quindici anni precedenti l’uscita del libro, ha pubblicato un po’ ovunque, da Frigidaire, a – la parte più corposa – la rivista Blue, diretta dallo stesso Francesco Coniglio qui curatore del volume – oltre ad una sezione inedita realizzata appositamente: disegni e dipinti a soggetto Suor Dentona.
Se il volume è studiato soprattutto per rendere disponibile ad un pubblico meno di nicchia, rispetto a quello della citata Blue, le molte opere realizzate da Scòzzari per il mensile erotico, ciò ha un senso preciso, perché quegli anni [primi ‘90] hanno rappresentato nuova linfa artistica per il maestro del fumetto italiano – valendogli, cosa più importante tra molti riscontri possibili, il plauso e lo stupore di colleghi, vecchi e nuovi compagni di cordata, che a questo approccio “d’elite ” si sono poi ispirati, nutriti, ricaricati.
Pertinente dunque la confezione extra-lusso: grande formato, copertina cartonata, stampa d’altissima qualità – anche se Scòzzari, autore anche del bel progetto grafico, non ci concede di riporre finalmente negli scaffali qualcosa di completo, esauriente, definitivo. Giocando infatti col lettore, il co-fondatore di Frigidaire cambia titoli alle illustrazioni rispetto alla prima pubblicazione, o successive esposizioni in gallerie; le date scritte a mano sulle tavole sono spesso di pura fantasia; alcuni – molti – disegni sono ritoccati, camuffati e re-inventati. Anche studiando la filologica mappa nelle ultime due pagine del libro, ci si trova alla partenza verso una caccia ad altri volumi, vecchi albetti, nuove mostre – ove finalmente catturare un lavoro in perenne progresso, di per sé inafferrabile.
Niente fumetti, dunque. Ma se il viaggio nel “new deal” Scòzzariano, che ama citare amabilmente solo sé stesso, si nutre d’una foll[i]a di riferimenti multimediali - le caratterizzazioni tardo impressioniste alla Toulouse-Lautrec, i gusti cromatici pop di Peter Max, il grottesco pre-rinascimentale di Hieronymus Bosch - sono ancora i comics underground USA, l’onirico Moebius, il nuovo fumetto digitale, a motivare la matita dell’autore - dunque questo libro è “anche” un unico lungo fumetto, da leggere/sfogliare con la stessa passione che ha fatto amare a tre generazioni “La Dalia Azzurra” e “Dottor Jek”.
Il volume, per sua stessa vocazione, è stato distribuito internazionalmente - con riconoscimenti che meritano quanto il libro: un noto rivenditore d’arte erotica e bizzarra statunitense lo segnala come “very disturbing” – che, considerato il tono incensatorio dello strillo promozionale, dev’essere un bel complimento.
“Figate” ha ricevuto la nomination al Comicon di Napoli del 2000, nella categoria “miglior disegnatore dell’anno”.


martedì 4 maggio 1999

Diabolik – Il re del terrore

Diabolik – Il re del terrore ** 1/2 (Ita 1999, b/n, pag. 128) Soggetto: Angela Giussani, Luciana Giussani. Disegni: non accreditati. Il ricco affarista Stefano Garian torna da un soggiorno di lunghi anni in India, in occasione della maggior età del figlio Gustavo – che entrerà in possesso di una grossa fetta del patrimonio di famiglia. Ma la sera precedente l’arrivo, alla suntuosa villa della cugina di Garian padre - la donna ha cresciuto Gustavo come un figlio – quest’ultima viene brutalmente uccisa. Dopo una serie di colpi di scena [tra l’altro sembra che Gustavo si sia suicidato], padre e figlio scappano assieme, per evitare le conseguenze d’indagini di polizia che vedono proprio Gustavo principale sospetto, per un momento di follia omicida di cui pare non ricordare nulla.
Ristampa semi-anastatica del primo celebre numero della collana dedicata all’inafferrabile criminale Diabolik – uscito nel novembre 1962 -, ripropone la contorta trama in cui il “re del terrore” è demoniacamente onnipresente, senza che sia rivelato il suo ruolo, se non a vicenda inoltrata.
Le caratteristiche degli albi più standardizzati degli anni che verranno sono qui tutti tracciati: l’ispettore Ginko è una miscela di dedizione alla causa della legge e di amarezza per i continui fallimenti nella caccia a Diabolik; la terribile fama del protagonista in nera calzamaglia è l’argomento monopolizzante dei “pour parler” dei semplici cittadini; e Diabolik già uccide all’arma bianca senza esitazione o relazione alcuna col fatto che la vittima sia o meno un pericolo per lo stesso.
Privo ancora della nera Jaguar con cui siamo soliti associarlo, ed ancora lontana la bella Eva Kant, nelle sue apparizioni in borghese il criminale è un uomo glaciale, fascinoso e seduttore [alla fine della storia fuggirà in compagnia d’una inconsapevole ed innamoratissima infermiera, che ha avuto un involontario ruolo nella messa a segno del colpo di Diabolik], ed è rappresentato con uno stile nel disegno che attinge piacevolmente all’espressionismo astratto statunitense – anche se retini e tratteggi, utilizzati con quanto più anti-naturalismo possibile, rendono a volte illeggibili le vignette.
Le note critiche finali [ovviamente scritte nel 1999] ci spiegano come e quando, a partire dall’agosto 1964, quest’albo venne ridisegnato da un’altro artista, e riproposto sia nell’edizione originale sia in quella apocrifa, in una lunga lista d’occasioni. Ma, secondo la casa editrice di Diabolik Astorina, questa ristampa, concessa in licenza alla Max Bunker Press, è senza’altro quella definitiva.

lunedì 15 marzo 1999

300

300 **½ (USA 1999, col, pag. 88) Soggetto: Frank Miller. Disegni: Frank Miller. Nel 480 AC la penisola Ellenica è minacciata dagli eserciti di Serse, il re Persiano venerato come un dio. Leonida, condottiero di Sparta, ne uccide il messaggero in spregio alle leggi, e – dopo aver consultato l’Oracolo – si prepara con 300 valorosi verso una guerra apparentemente persa.
Frank Miller, il celebrato creatore di Elektra e della serie “Sin City”, con grande impegno manageriale ed artistico ricrea a fumetti la battaglia delle Termopili, la cui importanza è moderata per gli storici, ma che l’autore del Vermont amò nell’infanzia attraverso il film del 1962 “The 300 Spartans”. L’approccio Milleriano, digerito il polpettone cinematografico, è però adulto e colto. Assistito dalla moglie Lynn Varley ai colori, racconta la cupa figura di Leonida nei ricordi degli addestramenti adolescenziali, mentre saggia il morale delle truppe sul campo, ed infine in battaglia, dove si distingue per valore e strategie. La narrazione è cadenzata da alcune scene da immaginario collettivo [“torna col tuo scudo – o su di esso”], ed una sequenza in particolare – il rifiuto da parte di Leonida di arruolare lo spartano deforme – eleva le antiche lotte tribali Omeriche ad una assai accorata religione della guerra. Col piacere di ritrovare il disegno classico d’un autore che da anni lavora coi soli mezzitoni bruciati, restano le perplessità per una seducente successione di scene guerresche, sovrastate dalle campiture nere delle masse rocciose, dalla pioggia di lance, dove solo abili artifizi grafici differenziano amici e nemici – unici messaggi inconsci di Miller sugli spargimenti di sangue dovuti ad arroganza, monomanie militaresche [“vedi, vecchio mio? Ho più soldati di te”], ed incapacità al dialogo. Le connessioni con l’amministrazione Bush, ed il suo corrispettivo arabo Saddam Hussein, sono state notate molti anni più tardi, mentre l’opera riceveva ampio consenso, ed il prestigioso Harvey Award.
L’epopea dei 300 viene pubblicata su comic-book nel 1998, in formato – non a caso – “wide screen” su due pagine affiancate. Ristampato in volume orizzontale l’anno successivo, il fumetto è leggermente modificato dall’autore, per consegnare un volume coerente e di facile lettura. In Italia conserva il titolo originale in due edizioni quasi identiche.

sabato 23 gennaio 1999

Kriminal – Il re del delitto

Kriminal – Il re del delitto *** (Ita 1999, b/n, pag. 128) Soggetto: Max Bunker. Disegni: Magnus. Londra 1964: tre influenti soci in affari, Grant, Bruke e Harrison, proprietari della potentissima Ireland Petroleum, ricevono dei truci messaggi: l’aver estromesso il socio fondatore Logan, poi finito suicida, costerà loro carissimo. Quasi una vendetta dall’aldilà, una rapida successione di macabri eventi porterà dapprima alla decapitazione del figlio di Harrison in un incidente motociclistico, poi alla morte dei tre affaristi, secondo i modi più spietati possibile.

Prima avventura in assoluto dell’ispettore Milton e naturalmente del suo implacabile antagonista Anthony Logan – che apprenderemo essere figlio del socio suicida – che, nei panni dell’inafferrabile assassino Kriminal, ingaggia sullo sfondo di un thriller a base di quote azionarie rubate e giacimenti petroliferi miliardari, il primo dei numerosi scontri con l’integerrimo poliziotto della Corona.

Pubblicata in origine nell’agosto del 1964, questa ristampa, in numero unico semi-anastatico, rappresentò l’inizio della fortunata serie dedicata a Kriminal, che in breve giungerà addirittura ad una periodicità settimanale.

Considerata comunemente dagli storici del fumetto una testata inaugurata “sulla scia del successo ottenuto da Diabolik” [Fossati], circostanza peraltro ammessa dal creatore Luciano Secchi/Max Bunker, che ricicla la prima avventura del concorrente in vari punti – ad esempio il criminale viene introdotto ai lettori durante un ricevimento “bene”, tra le chiacchiere che riecheggiano una truculenta fama già acquisita -, e nonostante entrambi siano personaggi mascherati che colpiscono occultamente mediante un’intelligenza superiore, con un agire senza remore, ed entrambi siano dotati un magnetismo esercitato su affascinati quanto sfortunate esponenti del gentil sesso -, questo esordio dal duo Magnus & Bunker [duo destinato a divenire celebre] doppia di parecchie lunghezze, sia nelle competenze tecniche che nella qualità artistica, la propria fonte di ispirazione.

Metabolizzata egregiamente la lezione del cinema di Joseph Losey, Nicholas Ray, Elia Kazan, sul mal di vivere dei giovani “maudit” - portatori non del tutto consapevoli delle tematiche Sartiane -, Max Bunker miscela per il carattere del suo Anthony Logan le interpretazioni di Anthony Perkins in “Psyco”, di Warren Beatty in “Spendore sull’erba”, o lo stesso Mongomery Clift - ma lo vuole, graficamente, soprattutto a misura d’un Terence Stamp appena esordiente.

Il giovane disegnatore Raviola, qui semplicisticamente bollato dalla recente critica come acerbo, sciorina in 120 pagine a due sole vignette una folta serie di icone grafiche destinate a penetrare il gusto e gli standard della nona arte – dal viso falsamente innocente della moglie di Bruke, che torna da una notte con l’amante [lo stesso Kriminal], alla medesima che cade a terra percossa dal Re del Delitto, senza che sia rappresentata la violenza, o ad un Kriminal camuffato da vecchietta minuta e ricurva, fino alla Camusiana impiccagione di Bruke – mentre la tanto citata enfasi di sesso e violenza - come la morte in un film bellico -, è riscontrabile solo a ragione.

Nelle note del volume Max Bunker segnala questa ristampa come la prima nel formato libretto, dopo un unico precedente del 1989. In realtà l’episodio venne ripubblicato in appendice ad un numero doppio della serie regolare di Kriminal [il 250], ma con alcuni interventi di auto-censura.

Alla copertina, da questo numero uno in poi, e per quasi dieci anni, il bravo illustratore Luigi Corteggi.