domenica 2 luglio 2000

The House on the Borderland


The House on the Borderland *** (USA 2000, col, pag. 96) Soggetto: Simon Revelstroke. Disegni: Richard Corben. Due giovanotti, in scampagnata per la fascinosa Irlanda dei piccoli villaggi, s’imbattono in una casa in sfacelo ed isolata, dove trovano un manoscritto. Da esso apprendono che l’ultimo proprietario dell’inquietante maniero, accompagnato solo dalla sorella e dal cane, aveva laggiù abbandonato i rapporti col resto del mondo, solo per trovarsi assediato da creature suine dalle intenzioni indicibili. Succube d’una vita d’indistinguibile mistura tra incubo apocalittico e realtà di follia, l’autore dello scritto assiste persino allo spegnimento del sole, finché si autodestina, in un futuro d’inverni perenni, a vigilare sul “confine” che separa le creature dell’abisso dal mondo di cui vorrebbero impossessarsi. Lunga novella del 1908 di William Hope Hodgson – che cita evidentemente il Poe della Casa degli Usher, e sarà di grande ispirazione per Lovecraft [che già riconosceva i meriti dell’autore irlandese, ma con certa ritrosia] –, è qui adattata alla forma fumetto da due autori consolidati, che decidono di rispettare il racconto in prima persona a più livelli – l’io narrante legge il manoscritto nei propri ricordi, ed il manoscritto stesso racconta di sogni e fantasie -, oltre all’intrinseca incomprensibilità di molti passaggi e del finale. Se Revelstroke si è attirato pletore di critiche per la fedeltà/infedeltà dell’adattamento, un Richard Corben misurato regala momenti di grande fascino grafico, e traduce in “spiegazioni” visive il fiume di parole con cui – in ritardo già nei primi anni del secolo – Hodgson intendeva evocare gli angeli d’oscurità che s’annidano nell’animo umano [il romanzo moderno, in contemporanea o di lì a poco, lo supererà ampiamente su altri registri e migliori obiettivi].
Molto buona la confezione del volume USA Vertigo, ed anche dell’edizione italiana, che presenta una traduzione dall’inglese adeguata allo sforzo – parzialmente centrato - del duo artistico.
Prefazione – evasiva – di Alan Moore.


giovedì 29 giugno 2000

Hellblazer: Hard Time


Hellblazer: Hard Time ***½ (USA 2000, col, pag. 128). Soggetto: Brian Azzarello. Disegni: Richard Corben. L’inglese John Constantine sta scontando una condanna a trentacinque anni in un carcere statunitense. Appena entra, viene messo al corrente sui diversi gruppi sociali – italoamericani, musulmani, portoricani -, e sulle regole non scritte che i detenuti riconoscono. Eppure preferisce lo scontro diretto con chiunque, salvo un’opportuna amicizia con l’anziano ergastolano che si autodefinisce capo della comunità carceraria. In realtà quest’ultimo attende il momento opportuno per incastrare il neo-arrivato per l’omicidio di una guardia. Ma Costantine ha degli assi nella manica: sobilla una sanguinosa rivolta, e la sua influenza sui compagni diventa strumento per crudeli rese dei conti.
Pubblicato in cinque episodi nella collana DC/Vertigo “Hellblazer” nel 2000, questo racconto con protagonista lo stregone John Constantine è raccolto poi in singolo volume paperback: pretestuosamente un fumetto mainstream, appare piuttosto un romanzo grafico sui generis. I due autori – Brian Azzarello scrive anche “100 Bullets” per la stessa linea editoriale, Richard Corben è ragionevolmente l’iniziatore nel 1975 della tradizione del graphic novel – producono una storia la cui autonomia narrativa è un escamotage – forse voluto dai businessman della grande casa di fumetti DC - per conquistare i lettori occasionali. La crudezza della vicenda [il detenuto impopolare a cui servono minestra con vetro tritato; il traditore a cui è mozzata la lingua] percorre i cliché del racconto epico urbano novecentesco post-esistenzialista offerto alle masse-compratori: infatti l’inferno – l’antagonista ideale della collana “Hellblazer” –, e la somma di molti esseri umani irrefrenabili, si equivalgono. Ad elevare un’opera di forti emozioni splatter verso notevoli risultati artistici, interviene soprattutto lo stile antinaturalista di Corben, che ritrova sé stesso nelle radici d’auto-produzione anni ’60 - comunque l’intesa tra i due autori, assai diversi d’età e per riferimenti, è ammirevole. Le poche note stonate, tra cui una chiusura frettolosa – Costantine verrà liberato su due piedi da un agente plenipotenziario dell’F.B.I. –, e l’eterogeneità di genere – dal carcerario all’horror [non dichiarato, quest’ultimo, ma atteso dal target], al melò - sono accettabili in virtù dell’impegno sopra la media - e del grande amore con cui è proposto un fumetto altrimenti uniformemente disturbante.
In Italia esce – pure - in cinque parti, nella rivista “Vertigo Presenta” con ottimo adattamento italiano, ed una intenzionale carenza di apparato critico.