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sabato 15 ottobre 2005

Absolute Watchmen


Absolute Watchmen ***½ (USA 2005, col, pag. 464) Soggetto: Alan Moore. Disegni: Dave Gibbons. Anni ottanta. In una realtà parallela in cui Nixon è ancora presidente degli Stati Uniti [i giornalisti che denunciano lo scandalo Watergate, Woodward e Bernstein, vengono trovati morti "in un garage"], il mondo è popolato da giustizieri incappucciati. Epocalmente si dividono nel gruppo dei "Minutemen", costituiti durante il secondo conflitto mondiale, ed i "Crimebusters", fine anni sessanta. Alcuni dei vecchi supereroi, allora giovanissimi, collaborano col nuovo gruppo. Altri, tra i nuovi Crimbusters, sono eredi in spirito, ed addirittura di sangue, degli eroi anni quaranta. Ma la nuova squadra possiede tecnologie ed abilità più avanzate dei predecessori, ed in particolare Dr. Manhattan [dal nome del progetto della prima bomba atomica] ha poteri quasi illimitati. La vicenda inizia quando Comedian, cinico e violento personaggio della vecchia e della nuova squadra, è gettato dalla finestra di un grattacielo. Anche Dr. Manhattan e l'ambiguo Rorsach sembrano vittime di una cospirazione contro i giustizieri in costume [tutti già fuorilegge per mezzo d’un atto governativo di qualche anno prima]. Queste azioni ostili contro i superuomini sortiscono però l'effetto opposto: il timido Nite Owl e la complessata Silk Spectre tornano in azione, per riunire i vecchi colleghi, e scongiurare il pericolo di un imminente conflitto nucleare.
Fumetto che ha riscosso un successo probabilmente ancora insuperato. La qualità del soggetto e dei disegni è infatti indiscutibile, e scuote anche il lettore distratto. In realtà l'operazione che lo sceneggiatore inglese applica al genere supereroistico, pregna di polemiche, non si discosta molto dalla prassi gradita agli appassionati del genere. Alcune lunghe sequenze, in flash-back, sono dedicate alle origini dei superuomini, nella migliore tradizione di Hulk ed il Punitore. Mentre per quasi tutte le 400 pagine necessarie a svolgere la vicenda, anziché prendersi a pugni, ragnatele e palle di fuoco, come i vecchi personaggi dell'era di Stan Lee, i protagonisti di Watchmen litigano tra loro, mettendo in campo crudeltà verbali secondo registri affini alla cinematografia tutta dialogata di Altman o Nichols. Purtroppo, quando passano ai fatti, i Watchmen sono omicidi, stupratori, monomaniaci e manipolatori – secondo una spontaneità nell’agire che li compenetra. Uscita nel 1986 in dodici albi - ogni numero con alcuni elementi autoconclusivi ed altri ricorrenti -, la miniserie ha ricevuto il bene placet della DC Comics [quella di Superman e Flash], che aveva già acquistato da Moore il progetto dolente e pessimista di "V for Vendetta". La pubblicazione avviene a pochi mesi dalla cosiddetta rinascita americana [tra gli esponenti, l'omologo Frank Miller - tra i due c’è all'epoca un rapporto di cordiale indifferenza -, Kevin Maguire, Bill Sienkiewicz, ed altri]. Con la legittimazione da parte della più prestigiosa casa di fumetti di supereroi, resta da stabilire quanto Moore provasse simpatia per i propri personaggi, durante il suo sforzo di distruggere con la penna un tale mito economico e culturale. Invero nella graphic novel il soggettista inglese propugna un messaggio unico, il pacifismo anni settanta. La sua equazione è che giustiziere solitario equivale a prevaricazione ed abuso. Ma l'oceanica risposta di sincero affetto da parte dei fan, che parteggiano per gli eroi giusti - ammesso che vi siano -, e le pressanti richieste di un sequel - alle quali Moore ha sempre risposto negativamente -, allarmano su quanto, nell'industria dei comics, sia facile entrare nell'ingranaggio, ed i pupazzetti dei protagonisti, sarcasticamente pubblicizzati nel racconto, vengono prodotti dalla DC quasi immediatamente.
La graphic novel è raccolta in volume, esportata immediatamente in Inghilterra, poi in quasi tutto il mondo, diventando oggetto di culto, tra passaparola e critica conforme. In Italia è uscita - fatta a pezzetti - in una rivista contenitore, e finalmente nella sua interezza in tre diversi volumi, fino all'edizione economica del 2005 che ne ha rinnovato la popolarità, ma dalla quale scompare l'incipit di Giovenale "Quis custodiet ipsos custodes?" [chi controlla i controllori?], che è il fulcro per l'approccio all'opera.

lunedì 27 febbraio 1995

Happy Birthday Martha Washington


Happy Birthday Martha Washington ** (USA 1995, col, pag. 32) Soggetto: Frank Miller. Disegni: Dave Gibbons. Tre racconti brevi nel futuro apocalittico della soldatessa Martha Washington. Su “Danni collaterali” New York è sotto le bombe, e gli abitanti imparano a mettersi al sicuro nell’indifferenza dell’esercito. In “Stato dell’arte” Martha ingaggia un combattimento lacustre con un avversario parimenti tecnologicizzato. Su “Insubordinazione” la missione è recuperare un campione di sangue del supersoldato Capitan Kurtz, probabilmente alla sua ultima battaglia.
Raccolti in albo unico, tre brevissimi episodi delle vicende guerresche della protagonista di “Give Me Liberty”, e di altre graphic novel successive. Mentre è dedito ad una critica abbastanza onesta dei metodi guerrafondai, lo scrittore Frank Miller si diletta in citazioni profuse ovunque [in particolare Kurtz/Capitan America, ed il topos de “Il mio nemico”], ma decisamente il panico da bombardamento sembra testimonianza, di prima mano, delle paure di chi era in Europa durante l’ultima Guerra Mondiale. Il giudizio dell’autore sulle questioni belliche – come succede spesso nella letteratura americana – è commisto con la fascinazione per le tematiche predilette dagli uffici del marketing, e Miller possiede una bibliografia coerente coi venditori multimediali di facili emozioni. Belle comunque le illustrazioni di Dave Gibbons che non fa una piega.