martedì 31 maggio 2005

Topolino Story 1949


Topolino Story 1949 ** 1/2 (ITA 2005, col e b/n, pag. 192) Soggetto: Guido Martina, Carl Barks, Chase Graig, Bill Walsh. Disegni: Angelo Bioletto, Carl Barks, Harvey Eisemberg, Paul Murry, Floyd Gottfredson. Primo album di una serie antologica che si propone di raccogliere in ogni volume le migliori storie pubblicate, nel dato anno, su Topolino libretto, forse il più celebre [e venduto] giornaletto italiano – l’uscita del primo numero è appunto dell’aprile del 1949, e la serie, a tutt’oggi, gode di ottima salute.
L’operazione ricalca chiaramente il successo de “I Classici del Fumetto di Repubblica”, dai quali mutua lo stesso prezzo di copertina, le modalità di distribuzione [come allegato ad un quotidiano, questa volta l’altrettanto prestigioso “Corriere della Sera”], e la periodicità settimanale.
Un po’ più piccolo il formato, rispetto alla nuova Serie Oro di Repubblica: le dimensioni sono quelle di un Tex leggermente più largo - il che comunque garantisce un’area stampabile di tutto rispetto, se paragonata al “tascabile” Mondadori.
L’idea è luminosa: “Topolino” ha pubblicato in oltre 50 anni una nutrita selezione dei migliori disegnatori e soggettisti di fumetti in assoluto – tra autori statunitensi, molti italiani, e qualche puntata in Sud America, Olanda e paesi scandinavi -, ed infatti in questo primissimo numero troviamo due storie di Carl Barks, un Floyd Gottfredson alle prese con Eta Beta, la celeberrima lunga avventura “L’Inferno di Topolino”, ed altro – tra cui una deliziosa favola a fumetti, “Il piccolo rimorchiatore”, con le matite morbide ed evocative di Harvey Eisemberg.
Per reggere la competizione con la potente Panini Comics – che cura I Classici di Repubblica – il “Corriere” si affida alla direzione di Gianni Bono, ed aggiunge quasi 50 pagine di contributi redazionali, ove spiccano le prestigiose firme di Luca Boschi e Gianni Brunoro. La convivenza tra fumetti ed articoli punta tutto sull’operazione nostalgia, praticata attraverso le fedeli riproduzioni fotografiche - metà in bianco e nero, metà a colori -, delle pagine di Topolino dei primi anni [questo per i fumetti veri e propri]; mentre gli apparati critici sono un dilagante “come eravamo”, fitto di riproduzioni di locandine cinematografiche, di pubblicità d’epoca, di giochini d’enigmistica, di figurine, foto, tutte riconducibili all’anno di grazia 1949.
Peccato che si sia rinunciato alla ricerca di pellicole od originali delle storie a fumetti, soprattutto per Barks [qui non ancora “rimontato”, ma successe dopo poco]. Le pagine del “Topolino”, ripulite digitalmente e ricampionate, denunciano seghettature inaccettabili per il 2005 [problema che non traspare nelle poche vignette, spesso in lingua originale, proposte negli articoli – questa volta complete dei bei mezzi toni tra aree bianche ed aree nere].
Mentre imbarazzano le decine di pagine di articoli, che sembrano venire da qualche strenna natalizia della Cassa di Risparmio locale. Secondo questo pernicioso accostamento, anche la grafica – disseminata di riquadri, didascalie per ogni piccola cosa, riproduzioni illeggibili o semplicemente inutili di articolini mondadoriani – è caotica [alcune buone ed isolate idee si sono però già viste nei volumi per gli abbonati a Topolino usciti negli anni ‘70].
Molto d’effetto resta la copertina: un gusto, che verrà mantenuto nei numeri successivi, tra Andy Warhol ed il Seth della recente “Peanuts Collection”.



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