lunedì 9 febbraio 1998

A Family Matter


A Family Matter *** (USA 1998, b/n, pag. 64) Soggetto: Will Eisner. Disegni: Will Eisner. Romanzo corale: il nullafacente Joe attende la fortuna attraverso una concessione petrolifera; Molly è una mamma manager che esibisce la famiglia, ma incapace d’affetto; la bella Selena attira l’interesse di molti uomini scapestrati e disordinati come la stessa quotidianità di lei; Leo è avvocato, ma fallisce di continuo nel far valere le proprie doti di intrallazzatore; infine Greta - anch’essa madre e sposa esemplare - cerca di sbarcare il lunario occupandosi del padre novantenne oramai paralitico. Cinque vite, cinque fratelli che, in occasione del compleanno dell'anziano padre – che convive con Greta – ribadiscono attraverso battibecchi, con le proprie intime memorie, la silente conflittualità d’una famiglia la cui storia è segnata da tradimenti, abusi sessuali, persino eutanasia – mai chiaramente rivelata – della mamma malata terminale. Alla conclusione di una lunga cena in cui il padre e cinque figli giungono ad un’ideale resa dei conti, l’epilogo porterà alla capitolazione estrema di uno dei membri della “famiglia”.
Will Eisner, che dall’epoca di “Contratto con Dio” [1978] dedicava la sua arte solo al graphic novel, esce nel 1998 con un romanzo strutturato come dramma teatrale trattenuto. Tipicamente fumettistico, il conflitto tra protagonisti avviene con argute offese verbali, attraverso sesso consumato all’istante e bilanci esistenziali fallimentari. Come spesso nel nostrano Andrea Pazienza, anche Will Eisner commuta l’avventura tradizionale poliziotto/criminale, innestandola nelle memorie della quotidianità del proprio vissuto. Il pessimismo di Eisner, enunciato con piglio filosofico nella postfazione dell’autore medesimo, è tipicamente letterario-snob, da orecchiante - ma l’impianto teatrale della formulazione in strisce disegnate, con numerose idee innovative nella stesura registica, è piacevolmente calligrafico. Infine la trama - dispersiva e scritta con palese fretta - non riesce a farsi amare: così il disegno – alcuni schizzi sono pubblicati alla fine del volume – è altrettanto semplificato, e rinuncia della spettacolarità di scorci urbani ed epifanie chiaroscurali ove Eisner eccelleva. La piacevolezza del fumetto è probabilmente superiore alla sua produzione effimera, ma va goduta in qualità di frammento minore della vasta produzione Eisneriana.
Pubblicato in formato graphic novel in Italia - quasi contemporaneamente all’edizione originale, “Affari di famiglia” viene ristampato nella “Will Eisner Library” della DC Comics nel 2009.

lunedì 27 febbraio 1995

Happy Birthday Martha Washington


Happy Birthday Martha Washington ** (USA 1995, col, pag. 32) Soggetto: Frank Miller. Disegni: Dave Gibbons. Tre racconti brevi nel futuro apocalittico della soldatessa Martha Washington. Su “Danni collaterali” New York è sotto le bombe, e gli abitanti imparano a mettersi al sicuro nell’indifferenza dell’esercito. In “Stato dell’arte” Martha ingaggia un combattimento lacustre con un avversario parimenti tecnologicizzato. Su “Insubordinazione” la missione è recuperare un campione di sangue del supersoldato Capitan Kurtz, probabilmente alla sua ultima battaglia.
Raccolti in albo unico, tre brevissimi episodi delle vicende guerresche della protagonista di “Give Me Liberty”, e di altre graphic novel successive. Mentre è dedito ad una critica abbastanza onesta dei metodi guerrafondai, lo scrittore Frank Miller si diletta in citazioni profuse ovunque [in particolare Kurtz/Capitan America, ed il topos de “Il mio nemico”], ma decisamente il panico da bombardamento sembra testimonianza, di prima mano, delle paure di chi era in Europa durante l’ultima Guerra Mondiale. Il giudizio dell’autore sulle questioni belliche – come succede spesso nella letteratura americana – è commisto con la fascinazione per le tematiche predilette dagli uffici del marketing, e Miller possiede una bibliografia coerente coi venditori multimediali di facili emozioni. Belle comunque le illustrazioni di Dave Gibbons che non fa una piega.

mercoledì 19 gennaio 1994

Marvels

Marvels *** (USA 1994, col, pag. 216) Soggetto: Mark Waid. Disegni: Alex Ross. New York, fine anni trenta. Il giovane fotografo Phil Sheldon insegue qualunque fatto di cronaca gli permetta di collaborare con quotidiani e rotocalchi. La Seconda Guerra Mondiale incombe, forse una strada dura ma sicura. Sheldon cerca di farsi inviare in Europa, ma qualcosa succede a NYC: la metropoli si popola di esseri dai poteri straordinari, che conducono folli battaglie, sventano minacce venute dallo spazio. Il fotoreporter ha trovato il soggetto della sua opera: le “Meraviglie”. In un arco di trentacinque anni pubblica libri ed articoli sui superuomini americani, per tornare, alla fine della sua carriera professionale, a puntare l’obiettivo verso sé stesso, la sua famiglia, la quotidianità che aveva scordato.

Pamphlet autocelebrativo della Marvel Comics, che non tralascia proprio nulla della vita editoriale che la rese celebre negli anni sessanta (l’arrivo di Galactus e la morte di Gwen Stacy in primis), senza trascurare i comic book della Golden Age – le primissime storie di Sub-Mariner e di Capitan America & Bucky, poco note da noi.

Il racconto è svolto con illustrazioni iper-realistiche, a sancire il proposito velatamente ricattatorio dei testi – “noi eravamo lì, abbiamo sofferto con le Meraviglie, avuto paura, gioito e pianto” -, ma scomodare addirittura Norman Rockwell, come certa critica italiana, per pur bellissimi acquarelli, sembra eccessivo: essi suggeriscono analogie piuttosto con le vecchie copertine de “La Domenica del Corriere”, delle quali Alex Ross, pur americano, ne sposa la filosofia dello “strano ma vero”.

“Marvels” è stato serializzato nel 1994 in un formato – e con intenti – che lo ponevano al naturale testimone del cosiddetto Rinascimento Americano (“Dark Knight Returns”, “Watchmen”), ma ironicamente di quel periodo ne è anche l’epitaffio: da allora in poi l’Autore lascia il posto alla macchina produttiva a base di colori digitali, ipertrofie ed architetture barocche, confezionati in volumi con ologrammi, copertine “variant”, e mille espedienti di marketing, che affosseranno per anni le vendite e la fiducia dei lettori del genere supereroistico.

Successo comunque planetario per questa graphic novel, che ha ricevuto decine di ristampe in tutto il mondo. In Italia sono state pubblicate tre diverse edizioni, due cartonate ed una economica: quest’ultima, per la biblioteca di Repubblica, mostra pericolosamente che l’autore dell’introduzione non ha mai letto l’opera. Nella medesima edizione le tavole sono bellamente tagliate ai bordi laterali.

domenica 16 gennaio 1994

Death: The High Cost of Living

Death: The High Cost of Living *** 1/2 (USA 1994, col, pag. 104) Soggetto: Neil Gaiman. Disegni: Chris Bachalo, Mark Buchingam. Nel mezzo d’una discarica Newyorkese fanno fortuita conoscenza Sexton, confuso sedicenne figlio di separati - che confidata al computer la sua determinazione a suicidarsi -, e la bella punk-rocker Didi, poco più che coetanea, disadattata anch’essa: recenti lutti e cascate di pensieri bizzarri. I due consolidano nel giro di ventiquattr’ore, quasi senza dormire, una strana amicizia [lui: “Senti, tu non mi piaci, hai capito?”], che vede come sfondo frenetiche discoteche, pericolosi bassifondi, fast-food appena aperti all’alba, ed un susseguirsi di eventi attraverso i quali i due - in realtà la stessa Didi ci avvisa [come si intuisce sin dal titolo] d’essere molto più di ciò che appare - saranno coinvolti in un tragico gioco ben più grande di loro.

Favola urbana con pochissimi momenti di azione, nel suo caleidoscopio d’ambientazioni predilige indugiare sugli aneddoti raccontati da terze persone, o su commosse caratterizzazioni dei personaggi di contorno.

La sceneggiatura dell’inglese Gaiman, debitrice più del viaggio americano su pellicola di Schlesinger, e di certe atmosfere del team O’Neil/Adams fine anni sessanta, più che dei registri tipici del genere supereroistico, nel cui mainstream pure si inserisce [Death/Didi è la sorella del signore dei sogni Sandman, con cui già giocò Jack “Re” Kirby negli anni ‘70], è, salvo qualche piccola sbavatura, assolutamente perfetta nel costruire una parabola del disagio esistenziale, nei significati che la morte ci obbliga ad attribuire ad una vita di passaggio.

Dalla sua il disegnatore Bachalo, che in altre prove ha mostrato troppa dedizione agli sperimentalismi riciclati da Sienkiewitz di “Stray Toaster”, qui s’abbandona ad un naturalismo adeguato alla vicenda, arricchito dalle caratterizzazioni di certa vignettistica stile New Yorker, ancorché perfezionata dal gusto fumettistico inglese (i tratteggi di Brian Bolland, le linee soffici di John Bolton).

La coppia d’autori, gratificata dalle rispettive performance, tornerà al lavoro su un seguito, “Death: The Time of Your Life”, nonostante Didi ci avesse avvertito che quella era una giornata particolare: avviene una volta in un secolo.

Se nel frattempo non si riesce a togliere questo volume dal comodino, s’è giustificati da molte ragioni, non ultima l’originale cover di Dave McKean con sovrimpressioni in oro (rispettate meritevolmente dall’editore italiano).

Ma la menzione speciale va al veterano Steve Oliff, i cui bellissimi colori sembrano condurci a passeggio in una Grande Mela di leggere brezze, suoni soffusi e profumi d’autunno.

lunedì 27 luglio 1992

Green Lantern/Green Arrow: Hard-Traveling Heroes



Green Lantern/Green Arrow: Hard-Traveling Heroes ***½ (USA 1992, col, pag 192). Soggetto: Dennis O’Neil. Disegni: Neal Adams, Dick Giordano. I due supereroi statunitensi Green Lantern e Green Arrow si accordano per un viaggio alla scoperta dei mali che affliggono la propria nazione, gli USA, all’indomani dell’assassinio di Marthin Luther King e di Robert Kennedy. Gli avversari che trovano a dover affrontare non sono esseri superpotenti, ma cinici proprietari immobiliari, folli possidenti terrieri, ed altri potentati economici, che, pur di preservare i propri privilegi, agiscono con l’astuzia - al limite della legalità - depauperando la gente dei propri diritti basilari. Convocati infine al cospetto di un tribunale intergalattico – a causa di un salvataggio di una nave con scorie chimiche, che i due eroi hanno gestito in modo opinabile – Green Lantern e Green Arrow scoprono che anche tra gli extraterrestri il male arraffa il potere con mezzi controversi, e garantisce i propri privilegi con la violenza.
Paperback che raccoglie la miniserie “Green Lantern & Green Arrow”, già ristampata da celebri albi a fumetti che tra 1971 e 1974 introducono alcune tematiche di critica sociale nel mondo frenetico del comic-book. I due protagonisti hanno una lunga tradizione di affezione da parte del pubblico che risale agli anni ’40, e, coerentemente, per tre decenni restano di secondo piano, soprattutto economicamente. La bellezza di queste storie è dovuta al soggettista Dennis O’Neil, che esprime istintivamente le inquietudini dei movimenti di protesta dei coetanei sessantottini. Neal Adams fa da mediatore tra un disegno impressionista – che si espliciterà gradualmente – e il dovere di offrire comunque un prodotto mainstream d’azione e lotte spettacolari. La collezione di questi antichi fumetti ha molteplici punti di interesse: la prima ristampa degli anni ottanta si adegua all’attenzione per l’Autore con la A maiuscola di quel periodo, questa riproposta in paperback è risposta al mercato diretto – le fumetterie – che premiano i volumi di nuova uscita, a scapito dell’antiquariato. Il risultato ha un sapore curioso, tra l’ideale graphic novel di storie in realtà autoconclusive, e la storicizzazione – all’uscita è la ristampa “definitiva” – di un periodo in cui la creatività degli autori Marvel e DC era troppo frammentata per qualsiasi analisi storica ed estetica.
Il volume ripropone Green Lantern nn 76-82 [1970], e prosegue nel volume gemello “More Hard Traveling Heroes”. Gli stessi episodi - già inclusi nella miniserie “Green Lantern & Green Arrow” [1983] sono infine restaurati in un monumentale hardcover dal medesimo titolo nel 2000.

domenica 31 maggio 1992

Maus II

Maus II Maus II: A Survivor's Tale: And Here My Troubles Began

Maus II: A Survivor's Tale: And Here My Troubles Began

Maus II: A Survivor's Tale: And Here My Troubles Began *** (USA 1992, b/n, pag. 144) Soggetto: Art Spiegelman. Disegni: Art Spiegelman. L’ebreo polacco Vladek Spiegelman è deportato nel campo di concentramento di Auschwitz all’inizio del 1944. Le sua capacità di adattamento gli valgono una serie di mestieri al campo, tra cui insegnante di inglese, stagnino, calzolaio - così sopravvive all’olocausto.
Questo lungo fumetto intreccia la biografia del padre dell’autore con il tempo presente, a New York, dove Spiegelman figlio riflette su fortuna e pressioni derivate dalla pubblicazione del primo tomo di “Maus”, dolorosa epopea di famiglia durante guerra e deportazione. Più del precedente volume, questa seconda parte brilla nella tecnica a fumetti e nel disegno. Il tallone d’Achille - come per altri libri, film e fumetti sull’argomento -, è il veicolare un messaggio d’odio, pur condannandolo. Le piccole frasi di riflessione sulla persona umiliata e ridotta al nulla, sono rare. La forza del racconto e gli eventi sovrastano tutto, ed anche qui il lieto fine è l’arrivo degli Alleati.
Ma il grande merito di Art Spiegelman è essere provetto cartoonist, ed utilizzare l’espediente della prima persona – il gioco di incroci presente/passato, attraverso i quali tutto è ricordo personale -, mutuandolo dall’underground del ‘68 e dintorni. Il libro, per svelare l’intima filosofia che lo sottende, andrebbe così idealmente letto, come fa l’autore, in compagnia di – domandandogli, ascoltandolo, commentando con lui – Spiegelman padre in carne ed ossa.

venerdì 5 maggio 1989

La pazzia del pipistrello


La pazzia del pipistrello ***½ (ITA-USA 1989, b/n, pag. 20) Soggetto: Frank Robbins [Franklin Robbins]. Disegni: Frank Robbins [Franklin Robbins]. Bruce Wayne, segreta identità del supereroe-pipistrello Batman, è testimone di matrimonio per Kirk Langstrom, ex scienziato-vampiro. Dopo una breve luna di miele, Kirk riprende i propri studi sulle mutazioni umane, ma una crisi lo pone in seri problemi: trasformatosi nell’alter-ego Man-Bat, semina terrore a Gotham City, finché l’amico Bruce/Batman riesce a contenerne la furia, ed a trovare una soluzione all’orrorifica patologia.
Albo unico della collana amatoriale che ristampa in edizione de-luxe - solo in Italia - alcune classiche storie di Frank Robbins della DC Comics, tratto da Detective Comics n. 416 dell'ottobre 1971, è tra i più belli dell'autore, ed abbonda di riferimenti nobili [Joe Kubert, Joe Orlando, Milton Caniff], nella cristallina originalità di multipli riferimenti autorali. I disegni - nervosi, carichi di dramma - si prestano ad un soggetto, sempre di Robbins, di riflessione pessimistica sulla natura dell’uomo. Il finale fideistico [“Se Dio lo vorrà Francie … se Dio vorrà!”] richiama le scappatoie buoniste alla Stan Lee, ma la frenetica psichedelia della narrazione è già un’intuizione sulle venture disillusioni socio-politiche USA, formalizzate nel media-intrattenimento per eccellenza: il fumetto.
Si noti che la storia venne pubblicata quasi in contemporanea in Italia, in una miniserie [involontaria] della Williams International: collana che raccoglieva il testimone del titolo già Mondadori [“Batman”, 1971], e dove venne meritevolmente utilizzata la prima pagina del racconto - tutt’altro che commerciale - come copertina apocrifa per l'edizione italiana.

martedì 26 luglio 1988

Red Dog



Red Dog *** (USA 1988, col, pag 32). Soggetto: P. Graig Russel. Disegni P. Graig Russel. Nell’Africa di Mowgli, il bambino allevato dagli animali della giungla, un lupo solitario chiede soccorso: i suoi piccoli sono morti per mano di un selvaggio cane rosso, a cui è stata tranciata la coda. L’indignato Mowgli chiede consiglio al branco dei lupi dove fu allevato, all’amico boa Kaa, ed alla giungla stessa. In breve la battaglia è preparata con cura, e, attraverso la scrupolosa conoscenza del luogo della battaglia, il giovinetto riesce a concertare un’imboscata al sacrilego cane ed a tutti i suoi sanguinari compagni.
Adattato a fumetti, il settimo libro de “Il libro della giungla” di Rudyard Kipling, esce per un piccolo editore, che coltiva le ambizioni dell’ex disegnatore di supereroi P. Graig Russell, nell’attuare una commistione tra cultura “alta” e fumetto. Ma, secondo il collega Frank Miller, l’opera di Russell va amata nella sua intatta bellezza, affrancata dai riferimenti letterari. Riflessione sull’iconoclastia nei conflitti di sangue - la gratuita uccisione dei cuccioli -, l’indignazione di Mowgli e della giungla stessa è espressa con gusto neoclassico, che drammatizza la boria del “cucciolo d’uomo”, e messa in poesia dai panorami dell’America fantastica del Donald Duck di Barks e di Krazy Kat, dove gli animali sono credibili attori per proprietà anatomiche tutt’altro che scontate.
Settimo volume della serie d’autore di P. Graig Russell intitolata “Night Music”, è ristampata nel volume del 1997 “Jungle Book: Stories”, ed abbinata ad altri due adattamenti a fumetti da Rudyard Kipling.