Diabolik – Il re del terrore ** 1/2 (Ita 1999, b/n, pag. 128) Soggetto: Angela Giussani, Luciana Giussani. Disegni: non accreditati. Il ricco affarista Stefano Garian torna da un soggiorno di lunghi anni in India, in occasione della maggior età del figlio Gustavo – che entrerà in possesso di una grossa fetta del patrimonio di famiglia. Ma la sera precedente l’arrivo, alla suntuosa villa della cugina di Garian padre - la donna ha cresciuto Gustavo come un figlio – quest’ultima viene brutalmente uccisa. Dopo una serie di colpi di scena [tra l’altro sembra che Gustavo si sia suicidato], padre e figlio scappano assieme, per evitare le conseguenze d’indagini di polizia che vedono proprio Gustavo principale sospetto, per un momento di follia omicida di cui pare non ricordare nulla.
Ristampa semi-anastatica del primo celebre numero della collana dedicata all’inafferrabile criminale Diabolik – uscito nel novembre 1962 -, ripropone la contorta trama in cui il “re del terrore” è demoniacamente onnipresente, senza che sia rivelato il suo ruolo, se non a vicenda inoltrata.
Le caratteristiche degli albi più standardizzati degli anni che verranno sono qui tutti tracciati: l’ispettore Ginko è una miscela di dedizione alla causa della legge e di amarezza per i continui fallimenti nella caccia a Diabolik; la terribile fama del protagonista in nera calzamaglia è l’argomento monopolizzante dei “pour parler” dei semplici cittadini; e Diabolik già uccide all’arma bianca senza esitazione o relazione alcuna col fatto che la vittima sia o meno un pericolo per lo stesso.
Privo ancora della nera Jaguar con cui siamo soliti associarlo, ed ancora lontana la bella Eva Kant, nelle sue apparizioni in borghese il criminale è un uomo glaciale, fascinoso e seduttore [alla fine della storia fuggirà in compagnia d’una inconsapevole ed innamoratissima infermiera, che ha avuto un involontario ruolo nella messa a segno del colpo di Diabolik], ed è rappresentato con uno stile nel disegno che attinge piacevolmente all’espressionismo astratto statunitense – anche se retini e tratteggi, utilizzati con quanto più anti-naturalismo possibile, rendono a volte illeggibili le vignette.
Le note critiche finali [ovviamente scritte nel 1999] ci spiegano come e quando, a partire dall’agosto 1964, quest’albo venne ridisegnato da un’altro artista, e riproposto sia nell’edizione originale sia in quella apocrifa, in una lunga lista d’occasioni. Ma, secondo la casa editrice di Diabolik Astorina, questa ristampa, concessa in licenza alla Max Bunker Press, è senza’altro quella definitiva.
Le caratteristiche degli albi più standardizzati degli anni che verranno sono qui tutti tracciati: l’ispettore Ginko è una miscela di dedizione alla causa della legge e di amarezza per i continui fallimenti nella caccia a Diabolik; la terribile fama del protagonista in nera calzamaglia è l’argomento monopolizzante dei “pour parler” dei semplici cittadini; e Diabolik già uccide all’arma bianca senza esitazione o relazione alcuna col fatto che la vittima sia o meno un pericolo per lo stesso.
Privo ancora della nera Jaguar con cui siamo soliti associarlo, ed ancora lontana la bella Eva Kant, nelle sue apparizioni in borghese il criminale è un uomo glaciale, fascinoso e seduttore [alla fine della storia fuggirà in compagnia d’una inconsapevole ed innamoratissima infermiera, che ha avuto un involontario ruolo nella messa a segno del colpo di Diabolik], ed è rappresentato con uno stile nel disegno che attinge piacevolmente all’espressionismo astratto statunitense – anche se retini e tratteggi, utilizzati con quanto più anti-naturalismo possibile, rendono a volte illeggibili le vignette.
Le note critiche finali [ovviamente scritte nel 1999] ci spiegano come e quando, a partire dall’agosto 1964, quest’albo venne ridisegnato da un’altro artista, e riproposto sia nell’edizione originale sia in quella apocrifa, in una lunga lista d’occasioni. Ma, secondo la casa editrice di Diabolik Astorina, questa ristampa, concessa in licenza alla Max Bunker Press, è senza’altro quella definitiva.