Max Bunker ha deciso di scrivere il numero 500 della celebre serie “Alan Ford” [è in edicola contemporaneamente il numero 461 delle serie regolare], con anni d’anticipo. Nella tradizione dell’editoria a fumetti, gli albi con due zeri sono sempre un evento, ed infatti questo traguardo esce come numero autonomo: formato standard, ma “one-shot” dalla doppia foliazione, con grancassa auto celebrativa.
Resta un mistero il motivo per cui l’attuale duo artistico del biondo Alan [Bunker & Perucca] si dedichi en passant ad una storia di futuro imperfetto che, esclusi totalmente i forti sentimenti a cui ci hanno abituato i fumetti USA in iniziative analoghe [Dark Knight, Punisher: The End], si produce invece in abbondante ottimismo. Forse è buon auspicio per la durata della serie, che recentemente ha ricevuto un’impennata di vendite, e gode dei consensi dei lettori.
I misteri si trovano anche nella “continuity” del fumetto [il Numero Uno è vivo o morto? dove abita il Conte? e gli altri componenti T.N.T.?]. Così, per aggiungere simpatica confusione, Max Bunker lancia una passerella di comprimari, alcuni splendidamente disegnati da Perucca [quando ricorda il Magnus “numero 200” e de La Compagnia della Forca], altri originalmente fascinosi, altri ancora inutili e pasticciati - tutti comunque partecipi della felicità della coppia, oppure [come loro conviene] accaniti oppositori con regolari tiri birichini.
Ma il lettore – vecchio o nuovo che sia – non sente alcun bisogno di questo vago risultato artistico, standardizzato al punto che finirà con occupare il suo posto nella serie mensile, tra quattro anni. Forse il grande Max poteva realizzare questa storia “per uso interno”, come linea guida dei numeri a venire. Nel mentre ignoriamo che è un numero 500, godiamo la fresca inventiva del creatore del Gruppo T.N.T., e dimentichiamo che da troppo tempo - anche negli speciali -, manca una matita altrettanto degna.
Il numero doppio è integrato da una “repackaging” delle vecchie apparizioni di Minuette Macon, e dall’elenco dei titoli della serie, dove curiosamente scopriamo che la casa editrice pubblica gli albetti con un ritardo di dieci mesi dalla realizzazione [o lo fa credere].