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Ed infatti è in questi contesti, conditi da risvolti gialli, da mirabolanti avventure di contorno, da storie d’amore e d’amicizia, che si svolgono le vicende della competitiva casa automobilistica francese “Vaillante”: sulle piste internazionali.
L’accuratezza delle ricostruzioni delle gare è giustamente celebre tra gli appassionati di comics [e non], come lo è la prassi di far gareggiare Michel con la crema della F1 autentica – ad un punto compare Michele Alboreto quale “segreto” sfidante dei bolidi della Vaillante.Le prime due avventure, del 1968 e 1969, aggiungono agli alti standard consolidati da Graton sin dal ’57, un gusto per la narrazione grafica di palazzi, di sconfinati paesaggi [siamo in piena epoca “road movie”], che suggestionano per la cura dei dettagli [affascinante una Vendover, USA, notturna], ben lontani però dai fitti riferimenti fotografici di Taniguchi, o dai barocchismi architettonici di Schuiten.
Persino le automobili – è detto tutto – sembrano disegnate più a memoria, che non da modellini o progetti, e lo stesso struggente impressionismo lo si ritrova nella bella colorazione acquerellata, che, per gli standard anni ’60, dovette essere una scommessa.
Nelle storie più recenti (1986, 1988, 2003) i colori tornano alle tinte piatte della separazione tipografica, effetto comunque voluto come corollario d’un approccio più realistico di bolidi e piste, e certi eccessi – si vedano le ricostruzioni delle città che ospitano le avventure – ci avvertono che Graton non è insensibile alla lezione dei fumetti “industriali” del Sol Levante [Otomo], approccio confermato dall’accredito - finalmente - dei disegni [nell’avventura del 2003] allo “Studio Graton”.
L’antologia comunque rimane una grande lezione di come si dovrebbero fare i fumetti.
Notare gli onnipresenti marchi di una casa di pneumatici, di sigarette, di vari altri “brand”, evidentemente riprodotti non solo per rigore filologico.